Società Agricola La Pesenata ss

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Categoria alla quale è associato il produttore Vino

Azienda familiare a conduzione biodinamica

Contatti

Indirizzo Località Palù della Pesenata, 2A Lazise 37017 VR

Telefono 348/3616280

info@lapesenata.it

Sito intenet https://www.lapesenata.it/

Codice fiscale

Partita iva

Descrizione

La Soc. Agr. La Pesenata muove i primi passi nel 2019 nonostante i terreni appartengano alla famiglia Benciolini dal 1868. Dopo anni di conduzione da parte di contoterzisti, è stata ripresa in mano l'attività attraverso una nuova visione agricola.

Siamo 4 soci tutti di famiglia, Gianni Benciolini e sua moglie e due nipoti ventenni che hanno scelto di coltivare la terra con noi.

Conduciamo circa 7 Ha di terra, di cui circa 4 Ha di vigneto, sulle colline moreniche del lago di Garda.

Il nome “La Pesenata” deriva dal toponimo del luogo, Palù della Pesenata, ed è stato attribuito nel 1778 quando la Contessa Pesenati Falconi ne divenne proprietaria.

Coltiviamo terreni a conduzione biologica, certificata da diversi decenni, introducendo ora concetti e tecniche dell’agricoltura biodinamica.

Stiamo richiedendo la certificazione biodinamica Demeter e siamo all'interno di un gruppo di aziende agricole biodinamiche veronesi "Arena biodinamica" con cui produciamo i preparati.

 Il Vigneto

 Il nostro vigneto è una doppia pergola veronese impiantata nel 1996 con il 60% di Corvina e il restante di Rondinella. Dal 2021 conduciamo anche mezzo ettaro di Trebbianello.ù

In vigna tutte le lavorazioni vengono svolte a mano, dalla potatura, alla cimatura, alla spollonatura fino al defogliamento. Aggiungiamo d'inverno del letame naturale umificato derivante dal nostro "cumulo biodinamico". Nel cumulo stiamo umificando, oltre al letame prodotto dai nostri animali, anche tutti i residui vegetali di lavorazione che poi andremo a spargere nel vigneto. Abbiamo seminato del sovescio che lasciamo fino ad inizio semenza. Cerchiamo di limitare al minimo i passaggi con mezzi meccanici in vigna. Stiamo valutando di adottare la trazione animale (cavallo comtois) per tutte le pratiche agricole che ce lo consentono.

Fino al 2018 il vigneto veniva sfruttato per fare peso e produrre più uva possibile. Ora gradatamente stiamo cercando di cambiare stile di allevamento. Da 4 o 5 tralci per pianta ora stiamo cercando di arrivare a due tralci con minore produzione ma di maggior qualità. Dai 120/150 qli/ha vorremmo assestarci a circa 60/80 qli/ha.

Da quando abbiamo preso in conduzione il vigneto (febbraio 2019) abbiamo già notato grandi cambiamenti. Le piante sono più vigorose, la vegetazione è più omogenea. Speriamo che le nostre tecniche colturali permettano a questo vigneto del 1996 di esprimersi nel migliore dei modi. Le tecniche di allevamento adottate e le nuove tecniche agronomiche messe in campo ci fanno già notare un beneficio in ordine di qualità dell'uva ottenuta oltre al rispetto ecologico e della biodiversità agricola.

I nostri aiutanti: gli animali

Abbiamo due asini e due pony che saltuariamente pascolano in mezzo al vigneto.

Abbiamo tre pecore nane d'Ouessant utilizzate per tenere raso il cotico erboso. Abbiamo circa 50 galline che smuovono il terreno e lo rendono più vivo.

L’arativo

Abbiamo un orto aziendale, ad un frutteto che ben presto diventerà una “food forest”. Conduciamo anche 3 ettari di arativo in cui, oltre al foraggio, produciamo patate, fagioli, ed in futuro grani antichi, farro, grano saraceno e altre colture annuali.

Il vino e la cantina

Abbiamo ristrutturato la cantina storica del 1700. In cantina lasciamo che sia la natura a fare il suo lavoro. Vogliamo produrre il vino in modo spontaneo e naturale.

Raccogliamo l'uva a mano selezionando accuratamente ogni singolo grappolo. La poniamo in piccoli plateau da circa 5/6 kg di uva l'uno. Trasportiamo immediatamente l'uva in cantina dove, a seconda del vino che vogliamo ottenere, segue un processo produttivo specifico.

Il primo processo produttivo ci permette di ottenere un vino bianco da uva rossa.

Poniamo i grappoli interi direttamente nella pressa e con una pressatura molto soffice otteniamo solo il mosto fiore, con una resa del solo 35% circa sul peso dell’uva. Questo mosto fiore lo lasciamo fermentare spontaneamente in un tino d’acciaio grazie ad un “pied de cuve” preparato qualche giorno prima.

Nel secondo processo l’uva viene diraspata e pigiata molto dolcemente (un 15% degli acini resta intero). Mettiamo il pigiato in un fermentino d'acciaio e lasciamo macerare per circa 10/12 ore. Eseguiamo poi la pratica del salasso per ottenere un vino rosato che lasciamo fermentare in modo completamente spontaneo.

Eseguiamo poi solo due travasi. Uno per sfecciare a dicembre ed un altro pre-imbottigliamento a fine febbraio. Non eseguiamo alcuna chiarifica, nessuna pratica di stabilizzazione chimica, nessuna filtrazione, nessun controllo di temperatura. Aggiungiamo poi una piccola quantità di metabisolfito di potassio prima dell'imbottigliamento pur restando sempre sotto la "nostra" soglia di 30 mg/l di solforosa totale (la legge permette di aggiungere fino a 150 mg/l).

Produciamo poi un rosso con il pigiato rimanente dal salasso a cui aggiungiamo logicamente altra massa di pigiato che lasciamo fermentare spontaneamente e macerare con le bucce per circa 12 giorni. Anche per questo facciamo solo due travasi di sfecciatura, oltre alla svinatura, dopo i 12 giorni di fermentazione, con una pressatura a polmone molto soffice, che ci permette soprattutto di estrarre il fermentato dagli acini interi.

Dal vino bianco e dal vino rosato otteniamo anche una rifermentazione in bottiglia metodo classico con zuccheri ottenuti dall'appassimento di qualche kg della nostra uva. Lasciamo questo vino spumante a contatto con i lieviti per circa 24 mesi, per poi eseguire la sboccatura e mettere in commercio le bottiglie.

I nostri vini sono spontanei, schietti e ottenuti naturalmente senza alcuna tecnica invasiva come filtrazioni, chiarifiche, stabilizzazioni chimiche, ma lasciando che il prodotto esprima tutta la sua natura ed interezza e che rispecchi fedelmente il terroir e l'annata.

La sostenibilità

Siamo estremamente attenti alla sostenibilità ambientale di tutte le pratiche e i processi aziendali.

Progetti di sostenibilità:

BioCO2-TRAPPING:

sviluppo e ottimizzazione di un processo biologico per l’intrappolamento dell’anidride carbonica da fermentazione alcolica e la sua conversione in bioplastiche in un contesto di economia circolare.

La Pesenata è costantemente alla ricerca di soluzioni per la sostenibilità ambientale. Abbiamo aderito con grande entusiasmo a questo progetto di ricerca scientifica dell’Università di Padova.

ENERGIA:

Utilizziamo 100% ENERGIA PULITA tutta italiana con origine tracciata e garantita.

Nel 2021 abbiamo evitato 1,4795 tonnellate di CO2, nel 2022 invece 1,1765 tonnellate di CO2.

MATERIALI:

I nostri materiali sono il più possibile sostenibili e a basso impatto ambientale:

Bottiglie leggere: una bottiglia normale pesa circa 500/600 gr. Noi scegliamo bottiglie leggere che pesano solo 350/400 gr. La nostra produzione del 2019 si assesta sulle 6500 bottiglie, mentre nel 2020 abbiamo prodotto 8.500 bottiglie e nel 2021 siamo arrivati a 10.000 bottiglie. Scegliendo una bottiglia leggera togliamo dal peso trasportato più di 1000 kg. C’è da considerare poi anche il costo energetico di produzione della bottiglia che sicuramente si abbassa. Le vetrerie valutano un consumo energetico per ogni chilogrammo di vetro prodotto, compreso il costo energetico di trasporto e di smaltimento, intorno ai 15 MJ (Mega Joule), equivalenti ad un emissione di circa 2,7 chilogrammi di CO². Con un rapido calcolo con le annate 2019, 2020 e 2021 abbiamo risparmiato al pianeta circa 10 tonnellate di CO², solo con la scelta della bottiglia!

Tappi: abbiamo scelto un tappo tecnologico, che ci garantisca l’integrità organolettica del nostro vino, ma soprattutto che sia sostenibile. E’ composto di polimeri di origine naturale, completamente biodegradabili e riciclabili. La formulazione brevettata della linea Nomacorc Green Line si basa su polimeri vegetali estratti dalla canna da zucchero, una fonte di materie prime 100% rinnovabile. (fonte https://www.vinventions.com/it/nomacorc-sustainability )

Capsule: abbiamo scelto capsule prive di PVC composte da soli materiali ecologici

VINERY PLASTIC FREE (Vigna senza plastiche):

L’agricoltura moderna fa uso massivo di plastiche soprattutto sui consumabili usa e getta.

In una vigna si usano molto fili, legacci in ferro ricoperti di plastica o tubetti plastici come leganti di sostegno per le piante.

Appena entrati nella vigna che stiamo conducendo ci siamo accorti che tutti i fili di sostegno dell’impianto erano intrisi di laccetti ferro-plastici lasciati lì dagli anni precedenti. Le plastiche logicamente non si degradano e quindi sono quasi totalmente intonse anche dopo diversi anni. Tanti di questi cadono malauguratamente nel terreno inquinando il suolo.

Abbiamo così iniziato un progetto di bonifica totale di tutti i materiali da legatura ricoperti di plastica.

Per la legatura dei tralci da quest’anno stiamo utilizzando un tipo di filo di ferro ricoperto da una guaina biodegradabile fotosensibile, che nell’arco di una stagione circa si degrada senza lasciare inquinanti nel campo.

Stiamo sostituendo tutti i tubetti plastici verdi che tengono legate le sommità dei tronchi delle vigne. Li andremo a sostituire con leganti in vimini o caucciù, totalmente naturali.

Una volta finita la bonifica andremo a calcolare il peso della plastica raccolta prima di conferire questo rifiuto presso un centro raccolta autorizzato.

VINERY TREE (alberi in vigna):

Nel nostro vigneto stanno nascendo spontaneamente numerosi alberi ad alto fusto.

Si tratta di quercie (Roverella, Rovere), noci, olmi, bagolari, gelsi, sanbuchi, ecc.

Abbiamo fatto un pensiero: quanti anni impiega un albero a diventare “adulto”, alto con una chioma adeguata? 20 anni, forse 30!

Il pensiero conseguente è stato: il nostro vigneto quanto vivrà ancora, prima di un reimpianto in un altro appezzamento? Forse 10 o 15 anni visto che ha già 25 anni di età.

Quindi, se dovessimo piantumare degli alberi dove ora c’è il vigneto dal momento in cui andremo a togliere il vigneto stesso, avremo perso circa 15 anni di crescita.

Vogliamo quindi allevare alcuni alberi all’interno del nostro vigneto per non perdere questi 15 anni di crescita. Questo comporterà che alcune piante di vite saranno a ridosso di tali alberi.

Secondo le modalità di coltivazione dei vigneti moderni, a parte un po’ di leggero inerbimento tra un filare e l’altro, non deve esistere nulla se non le piante di vite. Una monocultura a tutti gli effetti, con le conseguenze sull’ambiente che vanno dall’abbattimento della biodiversità fino alla desertificazione dei suoli.

Noi invece vorremmo ricreare la biodiversità agricola di un tempo, in cui gli appezzamenti erano relativamente piccoli (tanto che a Verona l’unità di misura agricola è il “Campo veronese” 3.000 metri quadri che è meno di un terzo di ettaro) e ai margini c’erano dei fossi, e soprattutto degli alberi ad alto fusto, come i salici, da cui si ricavavano le “stroppe” (legacci naturali).

Un tempo addirittura i vigneti venivano realizzati negli spazi tra alberi ad alto fusto da cui partivano i fili per i sostegni dei tralci. Erano utilizzati in particolare i gelsi le cui foglie servivano per allevare i bachi da seta.

La biodiversità agricola è un nostro obiettivo primario!

G.A.S. (Gruppi d'acquisto solidale) che collaborano con il produttore