Pausa Cafè

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Categoria alla quale è associato il produttore Caffè, the, tisane

I produttori nel Sud del mondo, i laboratori nelle carceri

Contatti

Indirizzo Via Narzole 1 Torino 10126 TO

info@pausacafe.org

Sito intenet http://www.pausacafe.org/

Descrizione

Pausa Cafè è una cooperativa sociale che favorisce processi di sviluppo sociale ed economico equo, sostenibile e partecipativo, con speciale attenzione all'inclusione dei soggetti svantaggiati, nel Nord e nel Sud del mondo. Opera in Guatemala affianco delle comunità indigene e delle cooperative di produttori di caffè, in Messico ed in Costa Rica nella cura e nella valorizzazione della produzione di cacao. Il lavoro con queste comunità, storicamente escluse dai benefici del proprio lavoro, permette loro di migliorare le condizioni di vita, valorizzandone il legame con i territori, tutelandone la cultura e la biodiversità, intesa come partimonio coevoluto dell'umanità.

Al contempo, offre ai detenuti delle Case Circondariali "Lorusso e Cotugno" di Torino e "Rodolfo Morandi" di Saluzzo, percorsi di reinserimento sociale e lavorativo. Attraverso la costituzione di partenariati internazionali e con particolare attenzione alla rete di economia solidale, Pausa Cafè si propone di avvicinare i produttori ai consumatori, accorciando la filiera produttiva e riducendo le intermediazioni.

Il mercato del caffè

Una crisi internazionale dagli effetti disastrosi

Sono stati oltre 25 milioni i produttori colpiti dalla crisi internazionale dei prezzi del caffè, che nella raccolta 2003-2004, è calato al livello più basso degli ultimi 30 anni, spesso ad un livello inferiore al costo di produzione. L'origine della crisi è stata di tipo strutturale e tra le sue cause possiamo annoverare la sovraproduzione di caffè, dovuta all'ingresso di nuovi paesi produttori, non accompagnato da un aumento della domanda, ed il forte squilibrio nella distribuzione degli utili generati nella trasformazione del prodotto. Da una parte l'impoverimento dei produttori del caffè, dall'altra la crescita dei margini di utile delle socità di trasformazione e commercializzazione. I costi sociali di questa crisi hanno significano un aumento dell'emigrazione, spesso illegale, verso il Nord America, migrazione interna verso le periferie degradate delle capitali, aumento dei traffici illeciti, degrado ambientale con aumento del rischio di catastrofi, sino a giungere al rischio di scomparsa delle culture millenarie dei produttori stessi. Per i governi dei Paesi la cui economia è fortemente legata all'esportazione di caffè, la crisi ha comportato significativi poi severi aggiustamenti nei bilanci, con ulteriori tagli ai fondi destinati all'educazione e alla salute, ed un ulteriore aggravamento della posizione debitoria del paese. 

Gli effetti sui produttori di caffè centro americani sono stati particolarmente significativi: la Banca Mondiale calcola che, a causa della riduzione dei prezzi, i minori introiti sono stati pari, annualmente, al costo del passaggio dell'uragano Mith, la peggiore catastrofe naturale che ha colpito l'area negli ultimi 20 anni. Questa vera e propria emergenza, è stata totalmente nascosta alla percezione dei consumatori del Nord del mondo. Proprio da queste considerazioni è nato nel 2002 il primo Presidio Internazionale del Caffè di Slow Food: Il Caffè di Huehuetenango.

Il mercato del cacao

Soltanto il 5% del valore del cacao torna ai produttori.

Piu' del 95% del cacao mondiale viene prodotto in piccole piantagioni che sono solo l'inizio di una complessa filiera che prevede l'acquisto diretto da parte di agenti e grandi commercianti, i quali rivendono la materia prima agli esportatori ed alle industrie di produzione. Solo una piccola parte delle fave di cacao viene lavorata direttamente nei paesi d'origine ed asportata come semilavorato sotto forma di massa e burro di cacao, la maggior parte della produzione mondiale viene venduta attraverso gli scambi delle borse di New York e Londra, secondo le quotazioni di mercato dettate dall'andamento della richiesta e dell'offerta.
La produzione del cacao si aggira intorno a 3,3 milioni di tonnellate annue. Circa il 70% del cacao prodotto arriva dall'Africa, il 20% dall'Asia ed il restante 10% dal Centro-Sud America. A fronte di un'industria mondiale, quella del cioccolato, che fattura circa 60 miliardi di Euro all'anno, soltanto il 5% del valore del cacao (valutato attualmente circa 2.6 Dollari USA al chilo) torna ai produttori.
Come spesso accade i paesi poveri producono la materia prima ed i paesi ricchi ne godono i benefici, a partire dalle speculazioni commerciali di acquisto e di vendita, fino ad ad arrivare al consumo del prodotto finito.

La storia della birra

Dai Sumeri, una storia lunga piu' di diecimila anni

Per riuscire a risalire alla nascita della birra, è necessario fare un viaggio molto indietro nel tempo, un salto di circa diecimila anni prima di Cristo; alcune fonti addirittura raccontano di come essa sia nata insieme alla civiltà, ma le prime e sicure fonti storiche risalgono ai tempi dei Sumeri. E' presso questo popolo che le donne pre-masticando cereali vari al fine di preparare pappe per i loro bambini, innescarono le prime fermentazioni spontanee. Notarono in seguito come tale prodotto non solo fosse più nutriente ma si conservasse anche più a lungo, divenne così routine preparare queste dense bevande fermentate che prendevano il nome di "pane liquido".
Presso gli Egizi poi la birra conquista addirittura un dio, Osiride (di cui è ritenuta la bevanda) e una regina, Cleopatra, che offre coppe di "cevrin" e "zythum" al dio dei defunti. Proprio lo zithum che i Greci ribattezzano in "zithos"ed i latini "cerevisiae" è la bevanda antica che più si avvicina a quella che ancora oggi conosciamo.
In Europa la birra si diffonde dapprima nel nord grazie alle scorribande dei Celti dalla Gallia all'Irlanda. Nelle leggende irlandesi si bavono corni e corni di birra. Ma i primi veri passi verso una metodologia scientifica nella produzione di questa bevanda si hanno grazie all'operato lento, preciso e minuzioso dei monaci, i quali dettano norma igieniche e codificano le tecniche, introducendo per esempio il luppolo come aromatizzante/conservante al posto di misteriosi intrugli di erbe e spezie. Poco più tardi, in Germania, nasce la figura del mastro birraio, l'operatore cioè che per conoscenza e capacità è abilitato dal sovrano a produrre birra; ad Amburgo nel 1376 se ne contano già più di 400. Nel 1516, avviene una svolta decisiva nel campo brassicolo : viene redatto in Germania l'editto della Purezza, secondo il quale da allora in poi la birra poteva essere prodotta solo ed esclusivamente con : acqua, malto d'orzo, luppolo. 
Grazie poi alla rivoluzione scientifica e tecnologica anche questo campo conosce notevoli cambiamenti; per citare i due più importanti : la scoperta del freddo artificiale o frigorifero che poteva permettere la lavorazioni a basse temperature, con meno proliferazione di batteri e la pastorizzazione in seguito alle conoscenza introdotte da tale Louis Pasteur. Si introduce quindi l'utilizzo di ceppi di lievito che lavorano a differenti temperature, alte (circa 20 Centigradi) e basse (circa 10 Cent.). Nascono due grandi famiglie di birre, molto diverse tra loro, birre cioè ad alta e bassa fermentazione. Con l'introduzione della bottiglia di vetro si arriva anche a microfiltrare il prodotto per ottenere sempre maggiore trasparenza. Con il XX secolo la produzione diventa di tipo industriale con larga diffusione e commercio in tutti i paesi. Ne consegue una generale diminuzione della qualità, a causa delle quantità prodotte e per l'abbattimento dei costi a favore di forti ricavi. E per questo motivo che fino agli inizi degli anni novanta, la cultura media sulla birra è scarsissima, la gente consuma in maggioranza vino (bevanda di cultura e tradizione in Italia) e si limita a bere le birre da pizzeria, trovando raro interesse per qualche prodotto estero, di solito tedesco e di maggiore qualità.

Ma per fortuna qualcosa sta cambiando….

G.A.S. (Gruppi d'acquisto solidale) che collaborano con il produttore